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Pachino, Cassandra la ribelle, antesignana dell’emancipazione femminile

E’ stato presentato venerdì sera al circolo soci della Bcc il nuovo libro di Corrado Di Pietro, durante una conferenza della Fidapa

Cassandra ha 20 anni, tradisce il barone a cui viene data in sposa contro la sua volontà. Viene abusata ed esposta al pubblico ludibrio in un paese della provincia siciliana dell’800. Ma Cassandra è viva, e con tutti i suoi tormenti e le contraddizioni del caso, riesce a vincere la propria battaglia di donna. Si intitola “Cassandra, nel nome il mio destino” il nuovo romanzo di Corrado Di Pietro, presentato venerdì nella sala soci di via Libertà della Banca di credito cooperativo di Pachino.

Il romanzo, edito dalla casa editrice Altra di Viagrande, prende le mosse da una storia vera accaduta a Palazzolo, e si mostra come uno spaccato della società siciliana a cavallo fra ottocento e novecento. 

All’evento, organizzato dal circolo cittadino della Fidapa e moderato dalla presidente Maria Giovanna Giurdanella, hanno partecipato l’autore stesso, il saggista e psicoterapeuta Nello Lupo e la regista e attrice Gisella Calì. 

La storia di Cassandra Politi – ha raccontato la regista Gisella Calì – è potente e ricca di fascino. All’autore va tutto il merito di averla sottratta dall’oblio, e di avere restituito alla donna quella dignità che la società del tempo le aveva sottratto: Cassandra non è una eroina, ma una donna moderna, fiera della propria femminilità. Il tutto attraverso un racconto cinematografico, avvincente e ricco di dettagli, che tiene il lettore legato fino all’ultima pagina”.

Nello Lupo ci ha scritto una analisi di oltre 50 pagine sul libro di Dipietro: ha parlato di “rapimento estatico” e della “forza evocativa” del romanzo, descrivendo i personaggi principali e le loro personalità. “Il tema centrale del romanzo – ha spiegato Lupo – è la condizione della donna: adolescente, moglie, madre e amante, e il suo rifiuto di un modello di femminilità ascritto, e totalmente sconnesso dal mondo privato delle emozioni e dei sentimenti, che porta la baronessina Politi alla cosciente ribellione ai modelli culturali e sociali negativi dell’autonomia e dell’indipendenza”. 


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